venerdì 9 maggio 2025

Chiese e seminari deserti: per Papa Leone la sfida della trasmissione della fede



La prima sfida per Leone XIV è riaccendere la speranza e tenere viva la fede. Negli ultimi anni infatti ci sono cifre in picchiata per la  frequenza alle messe, matrimoni religiosi, battesimi. Incide anche la lontananza dei giovani


di Francesco Deliziosi


"Quando il Figlio dell'Uomo tornerà, troverà ancora la fede sulla Terra?". Nel Vangelo di Luca risuona questa domanda che è davvero angosciante per tutti i cristiani e anche per ogni nuovo Pontefice. È lo stesso Gesù a chiederselo, nei momenti cruciali della sua vita sulla Terra, prima di andare a Gerusalemme incontro alla Passione. E il nuovo Papa Leone XIV, appena eletto dai 133 cardinali provenienti da 71 Paesi, probabilmente si sta interrogando allo stesso modo. Robert Francis Prevost, il primo pontefice americano, 69 anni, di Chicago, ha sulle spalle proprio questo immane peso che riassume il cuore della missione del successore di Pietro: come tenere in vita la fiammella della fede cristiana e trasmetterla alle future generazioni?

Benedetto XVI definì l'incarico «una ghigliottina» e - pochi minuti dopo l'elezione, il 19 aprile 2005 - forse già misurava le sue esigue forze comparandole con la missione che gli era toccata. Dopo le sue dimissioni, Bergoglio il 13 marzo 2013 come primo atto andò a pregare davanti a un'icona della Madonna e poi chiese come sostegno la benedizione dei fedeli in piazza (gesto assolutamente inedito). 

Ieri Prevost, sorridente ma anche commosso ed emozionato, nel suo italiano fluente ha ringraziato il suo predecessore e recitato l'Ave Maria con i fedeli. La devozione mariana è dimostrata anche dalla presenza del cardinale americano l’anno scorso a Siracusa in occasione dei festeggiamenti per la Madonna delle Lacrime.

Prevost  per le prime parole ha scelto «la pace sia con tutti voi», il saluto di Gesù agli Apostoli dopo la Resurrezione. Una scelta estremamente significativa in una realtà in cui la «Terza guerra mondiale a pezzi», evocata da Francesco, è ormai sotto gli occhi di tutti. Donald Trump ha detto ieri che non vede l'ora di incontrarlo: dovrà tenere conto che Prevost ha subito aggiunto di «voler costruire ponti» e non innalzare muri «contro coloro che soffrono».  

I tempi rapidi (quattro scrutini come per scegliere Benedetto XVI, erano stati cinque per Francesco) confermano da un lato la ritrovata unità nella Chiesa dopo le polemiche degli ultimi anni di pontificato di Bergoglio. Dall'altro, il nome scelto, Leone XIV, fa capire che l'ispirazione è legata a Leone XIII, il Papa dell'enciclica Rerum novarum, fondamento della moderna dottrina sociale della Chiesa.

Ma torniamo alla inquietante domanda iniziale. Da una generazione all'altra passano le conoscenze matematiche e scientifiche, il sapere filosofico, i frutti delle ricerche sempre più raffinate. Ma come può passare la fede di padre in figlio? Scrive San Tommaso d'Aquino: Gratia facit fidem. Secondo la dottrina cattolica, la grazia di Dio crea la fede come dono, e non soltanto quando la fede inizia, ma la grazia crea la fede istante per istante, momento per momento. Perché allora Gesù si interroga in quel modo? Di certo non può venir meno il dono della grazia divina agli uomini. Ma, con tutta evidenza, nella visione cristiana l'uomo ha il potere e la libertà di chiudere il proprio animo, di rifiutare il dono. Alla Chiesa di Pietro e dei suoi successori spetta allora questo compito: cercare di aprire i cuori, di creare le condizioni perché la grazia possa essere feconda. 

Ma la domanda di Gesù lascia trasparire forse un timore: la possibilità - che neanche Dio può escludere a priori - che masse sterminate sulla Terra cancellino del tutto la prospettiva religiosa dalla propria vita. Causando la fine della Chiesa per come l'abbiamo conosciuta finora. La grande folla festante che ha affollato ieri San Pietro per attendere e applaudire il nuovo Papa fa sperare che questa eventualità sia ancora remota. 

Eppure non si possono nascondere cifre impietose, per quanto i grandi numeri dell’addio e dei funerali di Francesco (400 mila persone) abbiano trasmesso l'immagine di una Chiesa lasciata in salute dal Papa scomparso. Secondo i dati più recenti dell’Istat, riferiti all’anno 2023, gli italiani che frequentano una chiesa, normalmente la domenica, sono appena il 17,9% della popolazione. Nel 2001 erano il 36,4%: in poco più di vent’anni la percentuale di italiani che vanno in chiesa almeno una volta alla settimana si è più che dimezzata (né c'è da pensare che in altri Paesi vada meglio, anzi). E i sacerdoti? Sempre di meno. In Italia il clero era costituito da 42.063 sacerdoti nel 1971. Scesi nel 1993 a 35.047, nel 2003 a 31.758 e nel 2019 a 28.955. Negli stessi anni le religiose diminuivano da 118.953 a 102.026, a 72.091. Più accentuata della diminuzione dei sacerdoti è quella dei seminaristi: nel 2021 i seminaristi diocesani erano 1.804, contro i 2.103 di due anni prima, i 2.753 del 2014, i 3.145 del 2004 e i 6.337 del 1970. 

Non va meglio sul fronte dei sacramenti. La media per gli anni 1980-84 dei bambini battezzati sul totale dei nati da residenti in Italia era del 97,67%. Nel 1990 la percentuale era già scesa all’88,27%. Nel 2009, la percentuale risulta essere scesa al 74,58%. E nel 2020 il rapporto si sarebbe attestato di poco sotto il 70%. Per le nozze vale lo stesso discorso. Il numero dei matrimoni in Italia, religiosi e civili sommati insieme, è sceso dai 395 mila del 1970 ai 284 mila del 2000 e ai 189.140 del 2022. Dunque si è più che dimezzato nel giro di cinquant’anni. All’interno di questa crisi evidente dell’istituto matrimoniale si può notare l’evento storico del 2018, quando per la prima volta il numero dei matrimoni civili (98.182) ha superato quello dei matrimoni in chiesa (97.596). 

Scusate per le tante cifre, ma sono la fotografia di una Chiesa che negli ultimi vent'anni ha perso terreno su tanti fronti. In una società sempre più secolarizzata, la trasmissione della fede alle nuove generazioni si è rallentata, se non proprio inceppata. Il prestigio della Chiesa è incrinato da tanti scandali di pedofilia e da intrallazzi finanziari, probabilmente le due cause che portarono alle dimissioni di Ratzinger.

La trasmissione della fede non è l'insegnamento di dottrine o una lezione di catechismo. È un processo più profondo, che coinvolge la testimonianza di vita dei sacerdoti e di tutti i cattolici, la condivisione dell'esperienza di fede e l'Amore che proviene dalla relazione con Dio. Un processo complesso e dinamico, che coinvolge la famiglia, la comunità parrocchiale, la Chiesa e la vita quotidiana di ogni credente. Non si tratta di un mero trasferimento di informazioni, ma di un'esperienza di vita vissuta nel rapporto con Dio e con gli altri. Va da sè che, se questa vita vissuta non è all'altezza della testimonianza che ci si aspetta da un sacerdote e da un vero credente, la trasmissione della fede si spegne. Papa Paolo VI spiegava infatti come «i giovani avessero bisogno di testimoni e non di maestri di vita». Ed è questo il segreto della popolarità anche tra i non credenti di Francesco, con la sua scelta radicale di povertà e di vicinanza alla gente. E' stato un vero, credibile testimone e profeta evangelico dei tempi moderni. 

Prima del Conclave, si è molto parlato degli schieramenti con un linguaggio spesso più adatto ai congressi di partito. C'è invece da ricordare che il Papa non è il segretario di un movimento politico o il manager di una multinazionale, al quale chiedere soltanto di incassare voti oppure accumulare guadagni. E non è nemmeno il custode di un museo, che possa limitarsi a spolverare i preziosi arredi e a tenere in ordine il vasellame nelle bacheche.

Qui è il punto essenziale: tanti considerano la Chiesa un contropotere conservatore, aggrappato ai reperti del proprio passato. O, nel migliore dei casi, la reputano una rispettabile organizzazione filantropica che aiuta i meno abbienti. In una prospettiva cristiana, la Chiesa invece esiste per annunciare la Vita oltre la vita. E accompagnare gli uomini verso questo traguardo soprannaturale, dando loro - da costruire in questo mondo - le ragioni della speranza e della salvezza. Ne sono stati ben consapevoli i cardinali, scegliendo il nuovo Papa Leone XIV, un agostiniano di grande esperienza, ora chiamato a raccogliere innanzi tutto la sfida della trasmissione della fede. Oltre che a combattere contro gli incubi delle guerre, dei cambiamenti climatici, delle migrazioni, del fascino oscuro dei dispotismi...Un peso enorme.   

Ma da ieri Leone XIV è innanzi tutto davanti a quella domanda così angosciante persino per lo stesso Gesù prossimo alla Croce: «Quando il Figlio dell'Uomo tornerà, ci sarà ancora la fede sulla Terra?». La risposta è già nella sua frase di ieri: «Dio ci vuole bene, il male non prevarrà».

#Papa Leone #Chiesa cattolica #Papa Francesco #Conclave


(Giornale di Sicilia 9 maggio 2025)



 





Nessun commento:

Posta un commento