domenica 16 ottobre 2022

Il 21 ottobre memoria liturgica di don Pino Puglisi: testi e iniziative




Il 21 ottobre di ogni anno si celebra la memoria liturgica del beato don Pino Puglisi La data è stata scelta dalla Chiesa perché è quella del suo battesimo (alla Kalsa, nella chiesa di Santa Maria della Pietà). Non era possibile scegliere il 15 settembre, giorno della nascita e dell'omicidio, perché la Chiesa già celebra quel giorno la memoria della Vergine Addolorata. Quest'anno si terrà una celebrazione in Cattedrale presieduta da don Corrado Lorefice  e coinciderà con l’ordinazione diaconale del seminarista Marco Visconti per l’imposizione delle mani e la preghiera consacratoria dell’arcivescovo. La celebrazione si svolgerà in Cattedrale  venerdì 21 ottobre alle ore 18. 

"Il dono della tua vita e del tuo sorriso riapre i cammini della speranza, della fede e della fraternità” è  invece il tema dell’Assemblea Pastorale Diocesana che si terrà al teatro don Orione, il giorno dopo, sabato 22 ottobre alle ore 9.30. Si tratta di un momento assembleare per tracciare le prospettive per il secondo anno del cammino sinodale diocesano.

In tutte le parrocchie, chiese e rettorie dell’Arcidiocesi verrà celebrata la Memoria obbligatoria del beato. Per la liturgia delle ore è stato scelto un brano in cui padre Puglisi riflette sulla testimonianza cristiana della fede: da questa al martirio "il passo è breve". Ecco i testi scelti

21 ottobre
BEATO GIUSEPPE PUGLISI, sacerdote e martire
MEMORIA
Nacque a Palermo il 15 settembre 1937. Divenuto sacerdote nel 1960, fu animatore spirituale di numerose aggregazioni laicali, insegnante di religione cattolica e direttore spirituale del Seminario Maggiore. Parroco prima a Godrano e poi a s. Gaetano in Palermo, nel quartiere di Brancaccio, subì intimidazioni, minacce e aggressioni dalla cosca mafiosa locale. Vero formatore di coscienze nella verità e promotore di solidarietà sociale e di servizio ecclesiale nella carità, offrì se stesso per recuperare alla Croce tante persone assoggettate all’infamia dell’ateismo mafioso. Totalmente abbandonato a Dio e fedele alla sua missione di presbitero, fu ucciso in odio alla fede il 15 settembre 1993.
Comune dei Martiri o Comune dei Pastori
ANTIFONA D’INGRESSO
Il buon pastore offre la via per le pecore 
e le guida nei sentieri della giustizia e della pace. Cf. Gv 10,11.4
COLLETTA
O Dio, che con la grazia del tuo Spirito
hai donato al beato Giuseppe, sacerdote, 
la forza di dedicarsi al tuo servizio 
fino a dare la vita per i fratelli a lui affidati: 
concedi a noi di imitare la sua impavida costanza 
nel testimoniare il Vangelo, 
per conseguire la stessa corona di gloria. 
Per il nostro Signore Gesù Cristo. 
SULLE OFFERTE
Scenda come rugiada la tua benedizione, Signore,
sull’offerta che ti presentiamo
e ci confermi nella fede
che il beato martire Giuseppe
testimoniò a prezzo della vita.
Per Cristo nostro Signore.Prefazio dei Martiri
ANTIFONA ALLA COMUNIONE
Il chicco di grano caduto in terra
Produce molto frutto. Gv 12,24
DOPO LA COMUNIONE
La partecipazione ai tuoi santi misteri,
ci comunichi, o Padre, lo Spirito di fortezza
che rese il beato Giuseppe fedele nel servizio
e vittorioso nel martirio.
Per Cristo nostro Signore.
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Liturgia delle ore
21 ottobre
BEATO GIUSEPPE PUGLISI, sacerdote e martire
MEMORIA (si ripete lo stesso testo riportato sopra)
Nacque a Palermo il 15 settembre 1937. Divenuto sacerdote nel 1960, fu animatore spirituale di numerose aggregazioni laicali, insegnante di religione cattolica e direttore spirituale del Seminario Maggiore. Parroco prima a Godrano e poi a S. Gaetano in Palermo, nel quartiere di Brancaccio, subì intimidazioni, minacce e aggressioni dalla cosca mafiosa locale. Vero formatore di coscienze nella verità e promotore di solidarietà sociale e di servizio ecclesiale nella carità, offrì se stesso per recuperare alla Croce tante persone assoggettate all’infamia dell’ateismo mafioso. Totalmente abbandonato a Dio e fedele alla sua missione di presbitero, fu ucciso in odio alla fede il 15 settembre 1993. 

Dal comune dei martiri
Ufficio delle letture
Dagli scritti del beato Giuseppe Puglisi
(E' stato scelto un brano di una riflessione molto significativa del parroco-martire pubblicata sulla rivista Presenza del Vangelo nel 1991, nel numero 5, in cui Puglisi - che era già parroco a Brancaccio - riflette proprio sul significato del martirio).
Dalla testimonianza al martirio il passo è breve.
"Siamo testimoni della speranza. Il testimone per eccellenza è Gesù, il testimone fedele e verace (cf. Ap 1, 5). Attraverso la sua morte e resurrezione Gesù testimonia la realtà dell’amore infinito di Dio che «ha tanto amato il mondo da dare il suo unico Figlio » (Gv 3, 16), e dell’amore infinito del Figlio il quale ha un amore così grande da dare la vita per i propri amici (cf. Gv 15, 13). Questo amore di Dio infinito, eterno, da sempre rivolto verso l'uomo, è presente nella storia dell'umanità intera e di ogni uomo.
Il discepolo è testimone, soprattutto testimone della resurrezione di Cristo, risorto e presente, Cristo che ormai non muore più ed è all'interno della comunità cristiana, e attraverso la comunità cristiana, è presente nella storia dell'umanità. 
La testimonianza cristiana è una testimonianza che va incontro a difficoltà, una testimonianza che diventa martirio. Dalla testimonianza al martirio il passo è breve, anzi è proprio questo che dà valore alla testimonianza. La testimonianza fa penetrare nell’intima natura di Gesù Cristo, nel segreto del suo essere, 
nella realtà misteriosa della sua persona. 
Il testimone sa che il suo annunzio risponde alle attese più intime e vere dell’umanità intera e dell’uomo singolo. L’uomo sperimenta che vivere è sperare, il presente è mediazione tra il già e il non ancora, tra il passato e il futuro e chiaramente ognuno di noi costruisce il proprio futuro sulla base del proprio passato. 
La speranza è la risultante dell’amicizia nel senso più rigoroso del termine; solo gli amici sperano, solo dove c'è l’amicizia c’è speranza. Il testimone della speranza è colui che testimonia questa amicizia di Dio; colui che testimonia proprio un’amicizia fedele e a tutta prova di Dio stesso. Certo testimone della speranza è uno che esercita, potremmo dire, la vigilanza; la speranza è vigilante. Gesù parla veramente di attenzione alla presenza di lui, alla sua venuta; ma Gesù è venuto, è presente; testimonianza della speranza è proprio una testimonianza vigilante, attenta alla presenza di Gesù. 
Il testimone è testimone di questa attenzione alla presenza del Signore, attenzione a Cristo che è presente anche dentro di sé. Il testimone è testimone di una presenza del Cristo presente dentro, anzi dovrebbe diventare trasparenza di questa presenza; e testimonia la presenza di Cristo attraverso questa sua vita vissuta proprio con questo desiderio costante di vivere in una comunione sempre più perfetta con lui, sempre più profonda con lui, in una fame e sete di lui. A chi, nel profondo, conserva rabbia nei confronti della società che vede ostile, il testimone deve infondere speranza mostrando, insieme all’annunzio della presenza del Signore che ama, fiducia e donando fiducia. A chi è pieno di paure, di ansie e quindi non vuole muoversi, perché ha avuto esperienze negative, il testimone della speranza cerca di infondere certezza, risolutezza creativa, coraggiosa, indicando modi concreti e validi di servizio, facendo comprendere che la vita vale se donata. A chi è sfiduciato, impaziente, perché ciò che desidera tarda a realizzarsi, deve infondere senso di abbandono in lui, in Cristo. A chi è disorientato, il testimone della speranza indica non cos'è la speranza, ma chi è la speranza: la speranza è Cristo; e lo indica attraverso una propria vita orientata verso Cristo. 
Testimone della speranza è colui che, attraverso la propria vita, cerca di lasciar trasparire la presenza di Colui che è la sua speranza, la speranza in assoluto in un amore che cerca l’unione definitiva con l’amato e intanto gli manifesta questo amore nel servizio a lui, visto presente nella Parola e nel Sacramento, nella comunità e in ogni singolo uomo, specialmente nel più povero, finché si compia per tutti il suo Regno e lui sia tutto in tutti; manifesta insomma quel desiderio ardente di un amore che ha fame della presenza del Signore. 
RESPONSORIO Gv 15, 12-14; Gv 10,14-15.
R. Questo è il mio comandamento: che vi amiate gli uni gli altri come io ho amato voi. Nessuno ha un amore più grande di questo: dare la vita per i propri amici; *Voi siete miei amici se farete quello che io vi comando. 
V. Io sono il buon pastore, conosco le mie pecore e do la vita per pecore. 
*Voi siete miei amici se farete quello che io vi comando. 
ORAZIONE
O Dio, che con la grazia del tuo Spirito 
hai donato al beato Giuseppe, sacerdote, 
la forza di dedicarsi al tuo servizio 
fino a dare la vita per i fratelli a lui affidati: 
concedi a noi di imitare la sua impavida costanza 
nel testimoniare il Vangelo, 
per conseguire la stessa corona di gloria. 
Per il nostro Signore Gesù Cristo. 




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