domenica 24 giugno 2018

"SE OGNUNO FA QUALCOSA": UNA RECENSIONE DEL LIBRO SULL'AGENZIA REDATTORE SOCIALE


Tomba di padre puglisi
PALERMO - Un percorso virtuoso attraverso i testi di padre Puglisi per conoscere da vicino il pensiero e le opere del prete 'operaio degli ultimi' oggi beato. Nel libro, curato da Francesco Deliziosi ed edito da Rizzoli "Don Pino Puglisi – Se ognuno fa qualcosa si può fare molto", con la prefazione dell'arcivescovo Corrado Lorefice, per la prima volta vengono raccolti in un unico volume, gli scritti più significativi del sacerdote.

In particolare il libro vuole offrire al lettore un percorso di conoscenza fatto di lettere, appunti, registrazioni di omelie e conferenze tutte frutto di una accurata e meticolosa ricerca, come in una sorta di viaggio della memoria, arricchito anche da testimonianze originali degli amici del sacerdote. Per dare un segno forte al popolo siciliano partendo proprio dalla sua figura straordinaria come primo beato della Chiesa cattolica tra le vittime della mafia, il prossimo 15 settembre in occasione del 25° anniversario dalla sua morte, Papa Francesco verrà a Palermo per la sua visita pastorale. 

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Cambiare la società dal basso diventando "operai": il metodo di don Puglisi

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Il giornalista Francesco Deliziosi è stato allievo al liceo e amico per 15 anni di don Puglisi. Deliziosi, oggi caporedattore centrale del Giornale di Sicilia a Palermo, ha condiviso con lui i tre anni di volontariato a Brancaccio ed è stato componente della commissione diocesana per l'istruzione della causa di beatificazione. "E' un libro di servizio che fa conoscere p. Puglisi direttamente dalla sua voce - dice Francesco Deliziosi -. La novità sta proprio nell'offrire al lettore una raccolta scelta dei documenti più significativi, alcuni inediti, che finora nessuno aveva mai fatto su quello che era il suo progetto sociale e spirituale. I primi due capitoli sono dedicati a Brancaccio con tutti i documenti in cui chiedeva i fondi per il Centro Padre Nostro, l'apertura di una scuola media e poi anche un distretto socio-sanitario, una biblioteca, un consultorio degli spazi verdi".
Tra le testimonianze finora inedite, contenute nel volume c'è l'ultimo documento scritto che risale ad appena 20 giorni prima dell'omicidio in cui il sacerdote era sotto l'incubo delle minacce di morte e delle violente aggressioni che aveva già subito. Non a caso ai suoi assassini disse con l'ultimo sorriso: "Me l'aspettavo".
Poi ancora la pubblicazione contiene anche le relazioni tenute dal sacerdote nei campi scuola per i giovani, frutto di trascrizioni dalle audio-cassette dell'epoca. Particolarmente significative quelle sulle beatitudini. Da "beati i poveri" a "beati i perseguitati a causa della giustizia" in cui emerge la missione d'amore che p. Puglisi sentiva tra gli ultimi della società e del quartiere Brancaccio. Inoltre nel libro per la prima volta viene pubblicato per intero il testo della conferenza "Mafia e chiesa: la cultura dell'amore contro la cultura del malaffare" che contiene la sua frase più famosa: "E se ognuno fa qualcosa, allora si può fare molto" che dà il titolo al libro.
"Oggi Brancaccio è un quartiere molto diverso - aggiunge ancora Deliziosi -. C'è tutta l'attività del centro Padre Nostro con servizi per i bambini, le famiglie e gli anziani. Ha inoltre una visibilità diversa perché se oggi succede qualcosa arrivano subito giornali e tv rispetto ai tempi di padre Puglisi in cui c'era isolamento e completo abbandono. La chiesa di Puglisi nonostante ciò era sempre aperta per tutti coloro volessero mettersi in discussione ed intraprendere un cammino autentico di rottura con un passato di illegalità. La mafia oggi purtroppo è ancora presente a Brancaccio e rimane uno dei clan più organizzati di tutta la città. E' interessante il pensiero di p. Puglisi sulla mafia. In particolare, nel suo discorso la definisce una struttura anticristiana e antireligiosa per eccellenza smascherando così tutta quella falsa religiosità popolare ostentata da alcuni capi mafiosi e rifiutando per la prima volta tutta una serie di rituali come 'l'inchino' che durante le processioni religiose alcuni fedeli facevano sotto la casa della famiglia mafiosa". 
"Padre Puglisi assorbe inoltre i documenti del Concilio Vaticano II applicando nella vita concreta quell'invito ad operare con spirito di servizio nel territorio - continua infine Deliziosi - per riuscire a trovare le risposte migliori. Era molto forte in lui la considerazione che non poteva essere un sacerdote se prima non guardava ai bisogni reali del quartiere. Diversamente dalla visione piramidale della chiesa pre-conciliare, infatti, con il Concilio Vaticano II p.Puglisi interpreta una visione di Chiesa circolare con al centro Gesù. Questa visione fa comprendere quanto sentisse forte il suo impegno sociale per una pastorale per e con gli ultimi come una missione alta che portò avanti fino alla morte. Va ricordato che a lui offrirono anche delle parrocchie ricche ma non a caso scelse quella di Brancaccio, il luogo dove era anche nato. Prima della decisione di diventare parroco a Brancaccio, anche se per motivazioni diverse, ci furono sei rifiuti di altri sacerdoti a cui era stata fatta la stessa richiesta". 
I diritti di autore del libro andranno in beneficenza alle realtà che contribuiscono a vario livello a tenere viva la memoria di p. Puglisi. Per Rizzoli Francesco Deliziosi ha anche scritto "Pino Puglisi – il prete che fece tremare la mafia con un sorriso" riconosciuta come la biografia più completa, che per il 25 esimo della sua morte ritorna nelle librerie in una edizione arricchita con la storia della beatificazione e un capitolo su "La Chiesa di Bergoglio e la mafia" nel quale si sottolineano le numerose affinità tra le scelte di don Puglisi e le indicazioni pastorali del Papa. (set)
SERENA TERMINI
Agenzia di Redattore Sociale 23 giugno 2018 


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