mercoledì 22 ottobre 2025

Brancaccio accoglie don Sergio: "Il mio impegno nel segno di don Pino Puglisi"

 

L'arcivescovo Corrado Lorefice con don Sergio Ciresi (foto Fucarini)

«Se ognuno fa qualcosa si può fare molto. Porto con me le parole del Beato Puglisi perché saranno la mia guida. Questa frase è una consacrazione dell’impegno collettivo in cui io credo. Ho avuto la fortuna di incontrare persone motivate dall’entusiasmo e collaboratori animati dallo spirito del servizio. Camminerò sulle orme di Padre Pino Puglisi insieme alla comunità e al quartiere di Brancaccio».

È con questo spirito che Don Sergio Ciresi, 55 anni, nominato nel mese di agosto nuovo parroco di San Gaetano, di cui fu pastore padre Pino Puglisi, ha concelebrato, ieri, la messa del suo insediamento presieduta dall’arcivescovo Corrado Lorefice. 

Il quartiere ha accolto con affetto il nuovo parroco che, dal giorno della sua nomina, ha incontrato ogni giorno i residenti di Brancaccio. In una chiesa gremita, infatti, in tanti si sono radunati per abbracciare il presbitero. Lui è prete d’azione, capace, alla guida della Caritas diocesana, di comporre progetti di riscatto sociale e individuale, ma è innanzitutto un uomo che crede all’energia delle relazioni. 

«Il centro della città è ogni uomo e donna - spiega l’arcivescovo Corrado Lorefice - le periferie le creano coloro che hanno dimenticato questo principio. E dove l’umanità viene oppressa non può non esserci la Chiesa. La città, oggi, rischia di essere di nuovo preda della mafia che non è stata, ancora, sconfitta. Ed è per questo che dobbiamo agire insieme per impedirlo e lottare. Padre Sergio grazie per il tuo sì. Questa comunità ti sostenga nella tua vita sacerdotale nel nome di Padre Puglisi». 

Quella di Don Sergio è una vocazione matura, prima di diventare prete, infatti, ha avuto un percorso come quello di tanti, tra studio e movida. Ha lavorato a lungo al tribunale dei minori e il prossimo 25 giugno festeggerà i suoi primi 10 anni da presbitero. Anche don Sergio era alla veglia convocata dai vescovi di Palermo e Monreale, dopo l’uccisione di quattro giovani in pochi mesi, da parte di coetanei di quella periferia: lo Zen. La zona espansione nord, nella parte opposta a Brancaccio, è legata a quest’ultima da un filo invisibile che spinge a un impegno al quale nessuno si può sottrarre «collaborando insieme». E, proprio, la collaborazione è al centro della visione del nuovo parroco. 

Nella chiesa e nel quartiere di 3P, Padre Pino Puglisi, ucciso dalla mafia il 15 settembre del 1993, nel giorno del suo 56esimo compleanno, si aspettava con trepidazione l’arrivo del successore di don Maurizio Francoforte, per 16 anni pastore compenetrato con le sorti di questo territorio e dei suoi abitanti, morto nella notte della vigilia di Natale. E che l’arcivescovo Lorefice abbia alla fine indicato don Sergio, conosciuto qui per feconde collaborazioni, ha generato molto entusiasmo. Un sentimento che lui avverte pienamente.

«Padre Pino Puglisi ha lasciato a tutti un’eredità fondamentale - sottolinea il nuovo parroco di Brancaccio - quando è stato ucciso io ero lontano dal mondo ecclesiale e lo ricordo come un evento civile tragico e importantissimo. Nella mia formazione da sacerdote mi sono affezionato a don Pino. Sento la sua presenza, è sempre accaduto e sarà come ritrovarlo, anche se, in un certo senso, siamo continuamente stati in contatto. Certamente avverto la responsabilità e per questo, nelle invocazioni dei santi, durante la celebrazione mi rivolgo immancabilmente a lui e a Santa Rosalia»

Cristina Barisone

Giornale di Sicilia 22 ottobre 2025

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