lunedì 11 luglio 2022

Due opere d'arte per don Pino Puglisi



Due omaggi dell'arte per don Pino Puglisi. Martedì 28 giugno a Palermo è stata restituita alla città la Chiesa della Madonna della Mazza dopo quarant’anni di abbandono, con la sua quadreria seicentesca recuperata, le opere del Battistello, dello Zoppo di Gangi e della scuola di Caravaggio. E con due pale d’altare d’eccezione, accolte dalle due cappelle laterali all’altare principale: si tratta di due interpretazioni contemporanee del concetto di martirio. Quello di padre Pino Puglisi (nella foto) che l’assassino non riuscì a guardare in viso mentre gli sparava alle spalle, e quello dei prigionieri cristiani dello Stato Islamico. La firma è di Adrian Ghenie, di origini rumene, uno degli artisti più quotati al mondo: il suo Pie Fight Interior 12 del 2014 è stato battuto da Christie’s Hong Kong per 9 milioni di euro, stabilendo l’ultimo record per il costo di un’opera d’arte contemporanea.

Un progetto importante, di alta valenza sociale, vero atto di mecenatismo del Terzo Millennio, nato, cresciuto  e installato per sempre a cura di Alessandra Borghese e grazie al lavoro del direttore dei Beni culturali dell’Arcidiocesi di Palermo, padre Giuseppe Bucaro. La composizione dell’opera dedicata a don Pino è ispirata al famoso dipinto del medioevo di Michael Pacher “Sant’Agostino e il Diavolo”, conservato presso la Pinacoteca di Monaco di Baviera. Ghenie ripropone lo storico incontro tra il Bene e il Male in maniera facilmente comprensibile anche al vasto pubblico. 

La Chiesa ha sempre onorato chi dà la propria vita per la fede. Padre Pino Puglisi è un martire della legalità dei nostri giorni. L’assassino con la pistola in mano prende le sembianze di un diavolo contemporaneo, vestito con un giubbotto “bomber” giallo, colore della gelosia e dell’invidia, che Lucifero prova verso Dio e il Bene. Padre Puglisi porta sulle spalle il bambino Gesù come un San Cristoforo contemporaneo e con una mano benedice il suo assassino: un vero Santo, anche se subisce violenza, non è capace di odiare il nemico. Nella parte inferiore della figura del diavolo, fuoriescono delle viscere che prendono le sembianze di un serpente che cerca di avvolgere la figura del santo nelle sue spire. Sullo sfondo i palazzi del quartiere Brancaccio e la porta di casa del sacerdote siciliano.



L'altra opera dedicata a don Pino è stata inaugurata pochi giorni fa al Giardino del mito di San Biagio Platani e si intitola "Io, don Pino e Peppino". E' una installazione monumentale che omaggia due vittime della mafia: si tratta di due bassorilievi maiolicati, realizzati da Carmelo Navarra, raffiguranti la figura di Don Pino Puglisi e Peppino Impastato. 

"Nello sfondo delle rispettive immagini si possono leggere le celebri frasi di questi due uomini che rappresentano "l'altra Sicilia" - commenta Salvatore Navarra, scultore e curatore artistico dello spazio espositivo Giardino del Mito -, mentre al centro dei due bassorilievi è possibile vedere uno specchio che ha finalità performativa. L'opera non rappresenta un effigie commemorativa, ma vuole essere "opera viva" che nella performance vela un eterno tributo alle nuove generazioni, rafforzata dalle parole di don Pino Puglisi".


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