giovedì 25 febbraio 2016

SCANTINATI DI VIA HAZON: PER I LIQUAMI SFUMA IL SOGNO DI DON PINO

I locali-simbolo delle battaglie di padre Pino Puglisi in via Azolino Hazon erano stati recuperati dal Comune di Palermo dopo una lotta durata 22 anni. Ma ora un guasto alla fognatura e la fuoriuscita di liquami ha portato alla nuova chiusura: da cinque mesi niente asilo per i bambini di Brancaccio. Sembra una tela di Penelope. Sfuma ancora una volta il sogno di don Pino? Il Comune da parte sua annuncia: poche settimane e partiranno i nuovi lavori.
L'asilo realizzato in via Hazon nel giorno dell'inaugurazione. Ora è chiuso per liquami



Locali chiusi da cinque mesi per fuoriuscita di liquami e bambini a casa. Un ritornello frequente, purtroppo, in edifici pubblici con manutenzione carente, ma questa volta a rimanere inaccessibili da cinque mesi sono i magazzini sognati dal beato don Pino Puglisi a Brancaccio. Dopo 22 anni, infatti, i locali di via Azolino Hazon, con ingresso da via Simoncini Scaglione 17, che il sacerdote ucciso dalla mafia aveva individuato per realizzarvi un centro aggregativo o la scuola che allora mancava a Brancaccio, sottraendoli alle attività della mafia e agli affari più loschi, nell’autunno del 2014 erano finalmente diventati un centro di servizi per il territorio e uno spazio-gioco per i bambini più piccoli.
Un'altra immagine dell'inaugurazione a Brancaccio

Ma a un anno dall’inaugurazione dei locali, lo sportello di ascolto psico-sociale, quello di orientamento per favorire l’inserimento lavorativo, quello di supporto ai disabili e le attività per l’infanzia hanno dovuto chiudere a tempo indeterminato, per una fuoriuscita di liquami provenienti dagli scarichi del palazzo. Un problema segnalato già precedentemente al Comune dal centro Padre Nostro, che in Ats insieme con altri enti (Engim Sicilia, Immagininaria ragazzi, Gruppo Sali) stava portando avanti il progetto inserito nel Pisu (Progetto integrato sviluppo urbano) «Palermo Capitale», grazie a risorse europee di circa 950 mila euro.
«All’inizio abbiamo chiuso le stanze interessate dalle infiltrazioni, ma dopo un po’ siamo stati costretti a chiudere, perché il cattivo odore è insopportabile e poi ci sono carenze igieniche - spiega Maurizio Artale, presidente del centro Padre Nostro -. Il Comune ha fatto cinque sopralluoghi, ma ancora nessun intervento risolutivo».
Il 12 gennaio l’area tecnica Riqualificazione urbana e infrastrutture ha inviato una nota con la quale si annuncia che i lavori di manutenzione di via Simoncini Scaglione sono stati inseriti nell’accordo quadro che prevede interventi negli immobili di proprietà comunale, confermando l’impossibilità di svolgere in quei locali qualsiasi attività. Dopo un mese e mezzo, però, gli operai non si sono visti. Notizie rassicuranti arrivano dal vicesindaco Emilio Arcuri: «Ormai è questione di un paio di settimane al massimo e si procederà all’intervento richiesto in via Simoncini Scaglione».
Ma nell’attesa, l’attenzione del centro Padre Nostro si indirizza anche a un altro episodio, che spinge l’associazione fondata da don Puglisi a chiedersi: «Ma che fine ha fatto la memoria del beato don Pino?». Il dito del centro Padre Nostro è puntato contro quel capolinea di due autobus «piazzato proprio davanti il luogo del martirio del beato Puglisi», in piazza Anita Garibaldi, «oscurandone totalmente la visuale». «Eppure qualche mese fa - ricorda Artale -, il sindaco Leoluca Orlando aveva aderito alla proposta del giornalista Francesco Deliziosi di eleggere il beato Giuseppe Puglisi come co-patrono di Palermo, mostrando una forte sensibilità nei confronti del messaggio civile ed evangelico lasciatoci in eredità dal “piccolo” prete di Brancaccio ucciso barbaramente dalla mafia». Una critica che ha colpito nel segno. «Il capolinea è stato posizionato in quel punto senza nessun secondo fine - precisa l’assessore comunale alla Mobilità, Giusto Catania -. Visto che crea questo problema, lo sposteremo certamente, trovando un luogo altrettanto adatto». 
Alessandra Turrisi
Giornale di Sicilia 25 febbraio
Gli scantinati di via Hazon nel degrado in una foto degli anni Novanta

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