domenica 14 settembre 2014

UN POST AL GIORNO VERSO IL 15 SETTEMBRE/12 - PADRE PINO PUGLISI: VALORE DI UN MARTIRIO


Siamo alla vigilia del ventunesimo anniversario dell'omicidio di padre Puglisi: il post di oggi si collega a quello di ieri nell'approfondimento della causa di beatificazione che si è conclusa il 25 maggio del 2013 con la grande festa al Foro Italico.
Quali ricerche sono state necessarie per soddisfare le richieste della Congregazione per le cause dei Santi? Il secondo postulatore, mons. Vincenzo Bertolone (nominato dal cardinale Romeo nell'agosto 2010) ha aggiunto ai documenti precedenti diversi studi inediti (Andrea Riccardi, Giuseppe Savagnone, Cosimo Scordato, Ulderico Parente); nuove testimonianze (Francesco Michele Stabile, Cosimo Scordato, Maurizio Francoforte e quella di chi scrive). Inoltre sono state realizzate inedite ricerche (alle quali ho collaborato) sulle attività pastorali di padre Puglisi a Brancaccio (ad esempio le Missioni Popolari) e sono state approfondite e analizzate più compiutamente diverse rivelazioni dei collaboratori di giustizia sul delitto.


Semplificando, sono state decisive le analisi su due questioni: la (presunta) religiosità dei mafiosi e le motivazioni dell'omicidio. Era infatti necessario dimostrare che il movente del delitto è stato l'odium fidei, l'odio per la fede di padre Puglisi.
Per la prima parte, in base a studi storici e numerosi documenti, la Postulazione ha dimostrato come i mafiosi si ammantino di una finta religiosità. In realtà usurpano riti e formule del cristianesimo per mettere il Padrino al posto del Padre. Il loro rito di affiliazione (la "punciuta") è una sorta di nuovo battesimo con cui il mafioso entra a far parte di una setta segreta e rinnega il battesimo cristiano. I mafiosi sono quindi i rappresentanti di "un'altra religione" e sono equiparabili ai persecutori dei cristiani di tutte le epoche, dai servi dell'Imperatore di Roma ai nazisti (vedi il caso di padre Kolbe).
Per la seconda questione (la dimostrazione dell'odium fidei) le difficoltà dipendevano dal fatto che i due assassini (Salvatore Grigoli e Gaspare Spatuzza) non erano a conoscenza del movente. Eseguono solo un ordine superiore. Hanno parlato più volte dell'agguato e degli ultimi istanti di vita del sacerdote ma senza spiegare altro. I mandanti (Giuseppe e Filippo Graviano) sono invece tra gli irriducibili e mai hanno parlato del delitto se non per negare di essere coinvolti.
L'intuizione della Postulazione è stata di ricercare e approfondire altre dichiarazioni, rese nei processi penali, di collaboratori di giustizia che ricostruiscono diversi retroscena.
Qui emerge davvero l'odium fidei: il delitto è deciso non perché Padre Puglisi minaccia interessi economici del clan o per una vendetta privata o per una storia di quartiere. L'omicidio è ordinato dal massimo vertice di Cosa Nostra perchè il sacerdote "predica tutta 'arnata (tutto il giorno)... Prende i ragazzi e gli dice di non mettersi con i mafiosi(parole di Leoluca Bagarella, all'epoca numero uno della mafia palermitana).
Ecco una riflessione di mons. Bertolone: "Fu odio alla fede? Senz'altro, perché l'avversione fu rivolta contro la forza che muoveva il parroco. Essi vollero colpire don Giuseppe Puglisi perché sacerdote, il quale - attraverso l'ordinazione sacerdotale - era l'alter Christus e testimoniava con la sua vita la verità della fede".
Qui sotto un mio articolo che approfondisce questi temi alla base della Causa e come si è arrivati a soddisfare le richieste della Congregazione
http://www.gds.it/gds/sezioni/editoriali/dettaglio/articolo/gdsid/263524/

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