sabato 27 settembre 2014

PADRE PUGLISI ATTRAVERSO LE SUE FRASI: PREGHIERA, PAURA, PERSONA, PAROLA



Avvicinarsi a 3P (Padre Pino Puglisi, come si faceva chiamare) direttamente attraverso le sue parole, da leggere e meditare con calma. E' questo il tema del post di oggi, in vista della domenica. E abbiamo scelto alcuni argomenti che cominciano proprio per "P": preghiera, paura, persona, parola. Le citazioni sono tratte dalle relazioni di Padre Pino per i "campi scuola" degli anni Ottanta con i suoi ragazzi. Ne viene fuori un quadro incisivo del taglio esistenziale del suo insegnamento. Chi siamo? Verso dove vogliamo che vada la nostra vita? Come ci rapportiamo con gli altri?


PREGHIERA

In questi campi scuola le direttive erano così descritte da don Puglisi: “Si cerca di privilegiare la formazione alla preghiera e al servizio. La preghiera è concepita come ascolto, disponibilità, fiducia, abbandono in Dio. A tale scopo - proseguiva padre Pino - vengono curate e preparate particolarmente le celebrazioni, momenti culminanti comunitari della preghiera che dovrebbe permeare tutta la vita e l'attività di ciascuno durante il campo (e, ovviamente, non solo durante il campo); viene dato sempre maggior spazio (con l'andare del tempo e secondo la maturazione del gruppo) a momenti di "deserto", durante il quale ciascuno, posto personalmente in dialogo con il Signore, si apre ad un "Sì" sempre piu' preciso, ampio e definitivo”.

PAURA

L’argomento del campo base era: ”Sì, ma verso dove?”. Verso dove vogliamo che vada la nostra esistenza? Ecco una riflessione di padre Puglisi: «Tornando al problema iniziale, qualcuno è arrivato a dire che non ha senso la vita. Viviamo, ma perché? La vita è una parentesi tra la nascita e la morte. E' un andare verso la morte, ha detto qualcun altro. E' una vita, perciò, fatta di sofferenze. Ma quali sono le gioie, quali le soddisfazioni, in questa idea consumistica del mondo? Non si arriva mai ad avere una soddisfazione piena, ci si annoia, anche se tutti i bisogni fisici sono soddisfatti. Se lo scopo è questo, la vita non ha senso. Non avremo mai la vera gioia».

PERSONA

Ecco che dalla nevrosi si passa alle paure e la solitudine è una delle nostre paure piu' grandi: "L'uomo sente l'esigenza della comunione, della vita sociale - osservava ”3P“ -. E' nella sua natura, non può vivere da solo. La solitudine è la disgrazia piu' grande alla quale possiamo andare incontro. Noi temiamo la sofferenza, la malattia, la povertà, la miseria, però potremmo dire che la sofferenza piu' grande è quella di essere soli. Si dice anche in dialetto: "È sulu comu un cani". La paura piu' grande è essere soli, senza nessuno che ci ama, con cui dialogare".
«La realizzazione di sé - continuava ”3P” - non è un principio anti-sociale, ma si basa sul dialogo, sulla comunicazione. Gli uomini hanno bisogno degli altri e solo se riescono a instaurare dei rapporti soddisfacenti con gli altri possono raggiungere livelli di indipendenza, di maturità. Se esistesse un essere umano autarchico, autosufficiente, egli non possiederebbe caratteristiche umane».
«Quando ci è impossibile instaurare certi rapporti con un dato soggetto, lo consideriamo infatti malato di mente. E spesso gli psichiatri basano la diagnosi di schizofrenia sulla soggettiva difficoltà a stabilire rapporti con i pazienti. Gli schizofrenici sono i piu' isolati. Una delle caratteristiche che colpisce nelle corsie degli ospedali psichiatrici è il difetto assoluto di contatto tra i pazienti: uomini che per trenta anni hanno mangiato alla stessa tavola e hanno dormito in letti vicini non si sono mai scambiati una parola. Ognuno è chiuso nel suo mondo personale ed è apparentemente autosufficiente. Invece ha bisogno di essere assistito per tutta la vita».

PAROLA

C’è una necessità innata di comunicare per l’uomo che è un animale sociale. «Per poter essere noi stessi, realizzare la nostra personalità dobbiamo dunque comunicare. - rifletteva padre Pino - Ma per fare ciò abbiamo bisogno di riferimenti, di un codice, di un linguaggio. Il linguaggio è necessario per comunicare, però quando si dialoga bisogna essere convinti di essere di fronte ad un altro che è diverso».
«La persona, - proseguiva padre Pino - nei suoi valori esistenziali, appare raggiungibile solo se è possibile cercarla nel suo mondo interiore e incontrarla nel dialogo. Nel dialogo non c'è scambio di idee a livello teorico, ma un contatto a tutti i livelli. Attraverso questo contatto personale è possibile scambiare le categorie concrete dei valori piu' strettamente personali».
«Certo ci sono difficoltà - rifletteva ”3P“ -. Spesso si sente parlare di persone che non riescono a comunicare, a dialogare, o perché non hanno integrato il loro valore personale o perché credono che esso sia troppo meschino per essere comunicato. Queste persone però devono guardare bene i valori in cui credono, confrontarli con gli altri e fortificarli».
«Casi di incomunicabilità si verificano anche quando i due dialoganti sono chiusi nelle loro convinzioni personali e né l'uno, né l'altro vogliono staccarsene. Bisogna in questo caso essere capaci di calarsi nei panni degli altri, essere capaci di critica o di autocritica. Chiudersi in un dignitoso silenzio, aspettando che gli erranti vengano da noi a chiedere il verbo di verità, è quanto di meno umano si possa pensare».
Dal dialogo all'amicizia il passo è breve. «Nella crescita dell'uomo dunque c'è proprio questo crescere nella capacità di entrare in comunione, in dialogo di amore, amicizia, offerta di sé e accettazione dell'altro. Quando cresce questa capacità di donarsi, di uscire da se stessi, allora veramente ci educhiamo, ci conduciamo fuori da noi stessi e quindi raggiungiamo una pienezza».
Anche in questo caso non mancano le difficoltà. «La società - concludeva padre Puglisi - per certi versi pare favorevole allo sviluppo dell'amicizia, per altri pare di intralcio. Infatti la cultura del consumismo minaccia l'amicizia, perché atrofizza lo spirito di contemplazione, esalta l'effimero e il pragmatico. Ciò che diventa utile è ciò che luccica, l'apparenza, la spettacolarità. Il tempo viene monopolizzato da divertimenti e consumi; così viene intralciato il cammino dell'io verso il lido piu' desiderato del tu».
La preghiera, il rapporto dell’io con il tu, l’amicizia, il dialogo: su questi valori Padre Puglisi ha fondato la sua vita. E, per difendere ciò in cui credeva, a Brancaccio non arretrò. Anche a costo della vita.

Tutte le citazioni sono tratte da F.Deliziosi, ”Pino Puglisi - il prete che fece tremare la mafia con un sorriso” (Rizzoli). Le relazioni complete dei campi scuola sono in Archivio Don Puglisi, via Bonello, Palermo (a cura di Agostina Aiello)

2 commenti:

  1. si omaggino sempre le vittime della criminalità organizzata, sacerdoti, giornalisti, laici.
    Raffaele Mennillo

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  2. DEGNO, SANTO, GRANDE, PALERMITANO D.O.C.
    Giuseppe Crimaldi

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