lunedì 1 settembre 2014

SOLIDARIETA' E UN PENSIERO AFFETTUOSO PER DON LUIGI CIOTTI/ECCO UN SUO SCRITTO SU PADRE PINO PUGLISI


  1. Dopo la diffusione della notizia delle minacce di morte da parte di Totò Riina, solidarietà anche da parte mia a don Luigi Ciotti che ho avuto modo di conoscere sia a Palermo che in occasione della sua scelta di scrivere la prefazione alla mia biografia su don Puglisi. Ecco la riflessione del fondatore di Libera sulla lezione che a tutti noi e alla Chiesa deve arrivare dal sacrificio di padre Pino Nelle intercettazioni leggiamo anche che a Riina aveva dato fastidio la decisione del parroco di non limitarsi "a fare le messe" mettendo così in discussione il potere della mafia sui giovani e sul territorio di Brancaccio. Così come a Papa Giovanni Paolo II (nella foto con don Pino) Riina rimprovera quello storico discorso della Valle dei Templi che segnò lo spartiacque anche per la Chiesa e che padre Puglisi accolse - commosso -  come uno sprone ad andare avanti. Ebbene, oggi a tutti i sacerdoti e a tutti i cristiani e laici - per fedeltà all'insegnamento di padre Pino - viene chiesto proprio di proseguire su questa strada, "fuori dall'ombra del campanile", come sta facendo da anni don Ciotti, soprattutto con la sua battaglia per la confisca dei beni ai mafiosi.

domenica 31 agosto 2014

UN BLOG PER RICORDARE E FAR CONOSCERE PADRE PUGLISI


Il Vangelo, la mafia, le periferie. Raccogliere memorie e testimonianze,  riflettere sul cammino della Chiesa e della società civile



Ma chi era davvero padre Pino Puglisi, il parroco di Brancaccio ucciso dalla mafia il 15 settembre 1993? Un uomo dalla fede incrollabile e un maestro di spiritualità, un educatore dei giovani e un punto di riferimento per le famiglie. Ma anche un prete di frontiera che, per non tradire la fedeltà al Vangelo, seppe portare avanti le sue scelte in un territorio dominato dalla mafia. Fino all’estremo sacrificio. Il 25 maggio del 2013 la Chiesa lo ha riconosciuto come martire e proclamato beato.
Il giorno in cui l'ammazzarono, padre Puglisi se lo aspettava. Come nel romanzo di Garcia Marquez, la sua fu una morte annunciata. Accolse i suoi carnefici con un ineffabile sorriso, sotto casa. E disse proprio così: "Me lo aspettavo". E infatti aveva già subito minacce di morte, lettere anonime, danneggiamenti, aggressioni. Avevano bruciato le porte di casa a tre volontari dell'associazione intercondominiale che l'aiutava in parrocchia. Lui aveva commentato: "Non ho paura di morire se quello che dico è la verità". Entrambi gli assassini, Salvatore Grigoli e Gaspare Spatuzza, sono oggi collaboratori della giustizia. Hanno raccontato quell'ultimo sorriso e oggi dicono che, stravolti da quel ricordo, si sono convertiti.

MAFIA, CHIESA E SUD: COME SONO SIMILI LE SCELTE DI PAPA BERGOGLIO E DI PADRE PUGLISI

ECCO I PUNTI DI CONTATTO TRA LA PASTORALE DEL PARROCO E LE INDICAZIONI DI FRANCESCO
di Francesco Deliziosi


Sarebbe piaciuto a Papa Francesco un prete come Pino Puglisi. Un prete povero che voleva una Chiesa per i poveri. E che venti anni fa versò il suo sangue sul marciapiedi sotto casa a Palermo, come il buon pastore che non fugge davanti ai lupi per difendere il gregge. Il parroco di Brancaccio conosceva “l’odore delle sue pecorelle” (altra splendida espressione di Bergoglio) e sapeva dove cercarle: nei vicoli sporchi, nei tuguri senza fognature. Radunava i ragazzini del quartiere e li portava al Centro Padre Nostro. Riuniva i volontari e andava al Comune o dal prefetto per chiedere una scuola media, strutture sportive, servizi sociali. E diceva, con semplicità: ciò che è un diritto non si deve chiedere come un favore. A tutti proponeva i valori cristiani dell’amore e della solidarietà, alternativi a quelli mafiosi della violenza e della sopraffazione.

LE INTITOLAZIONI A PADRE PUGLISI






IN SICILIA
A Palermo:
  • scuola media a Brancaccio, via Panzera (inaugurata dal Presidente della Repubblica Carlo Azeglio Ciampi);
  • scuola elementare allo Sperone;
  • istituto Alberghiero di via Fichidindia a Brancaccio;
  • aula magna e un bassorilievo in bronzo al liceo classico Vittorio Emanuele II;
  • biblioteca del seminario;
  • casa famiglia per malati di Aids dell’associazione Casa Rosetta all’Albergheria ;
  • centro sociale del quartiere Montegrappa;
  • oratorio parrocchiale della chiesa Mater Misericordiae;
  • via don Giuseppe Puglisi nei pressi dell’abitazione di piazzale Anita Garibaldi dove c’è un monumento funebre.
In provincia di Palermo:
  • a Bagheria la scuola elementare di contrada Monaco;
  • a Godrano la piazza don Giuseppe Puglisi e la scuola elementare;
  • a Mezzojuso un centro giovanile;
  • a Carini, a Castelbuono e a Isnello la via don Giuseppe Puglisi;
  • a Polizzi Generosa la scuola elementare;
  • a Villafrati la scuola elementare;
  • ad Altofonte il campo sportivo comunale;
  • a Vicari la Biblioteca comunale;
  • a Misilmeri il salone parrocchiale della chiesa di San Gaetano;
  • a Belmonte Mezzagno la via don Giuseppe Puglisi;
  • centro per anziani a Borgetto;
  • a Caccamo un centro sociale;
  • a Montelepre il complesso sportivo.
Nelle altre province siciliane:

CHIESA E SOCIETA' CIVILE RICORDANO PADRE PUGLISI

MANIFESTAZIONI ECCLESIALI
principali iniziative ecclesiali in ricordo di don Puglisi
Dal 1994 il 15 settembre, giorno della nascita e dell'omicidio, viene ricordato in Cattedrale a Palermo ed è diventato il giorno di apertura dell'anno pastorale della diocesi. Questa iniziativa nel giorno della morte che diventa simbolo del kairòs, il percorso di salvezza, è stata voluta dal cardinale Salvatore Pappalardo, e poi mantenuta dai successori, cardinali Salvatore De Giorgi e Paolo Romeo.
Al convegno delle Chiese di Sicilia ad Acireale nel novembre del 1993 don Puglisi è stato commemorato dal cardinale Pappalardo e citato in numerose relazioni come modello ministeriale.
In un documento del maggio 1994 della Conferenza episcopale siciliana don Puglisi viene proposto come modello evangelico per tutto il clero e si sancisce "l'incompatibilità tra mafia e Vangelo".
Analoga affermazione nel ricordo di don Puglisi in un documento della Chiesa di Palermo del novembre '94.

QUALCHE CITAZIONE DAGLI SCRITTI DI 3P

Padre Puglisi in un maneggio di amici vicino Godrano

PENSIERI DI 3P
Citazioni tratte da suoi scritti e interventi archiviati presso il Centro a lui intestato in via Bonello a Palermo.

Il Signore sa aspettare."Nessun uomo è lontano dal Signore.
Il Signore ama la libertà, non impone il suo amore. Non forza il cuore di nessuno di noi.
Ogni cuore ha i suoi tempi, che neppure noi riusciamo a comprendere.
Lui bussa e sta alla porta. Quando il cuore è pronto si aprirà.".

Il senso della vita."Ognuno di noi sente dentro di sé una inclinazione, un carisma.
Un progetto che rende ogni uomo unico e irripetibile.
Questa chiamata, questa vocazione è il segno dello Spirito Santo in noi.
Solo ascoltare questa voce può dare senso alla nostra vita".

LA CHIESA DI FRONTE ALLA MAFIA/8

SIGNIFICATO DI UN MARTIRIO


Sin dal suo arrivo (’96), il nuovo arcivescovo di Palermo, Salvatore De Giorgi, ha saputo ribadire e sviluppare le conseguenze teologiche dell’affermazione netta e incontrovertibile sull’”incompatibilità tra mafia e Vangelo”. E ha fatto della causa per il riconoscimento del martirio di don Puglisi uno dei temi principali del decennio di permanenza al vertice della Curia del capoluogo. In questo rispondendo, implicitamente, a quanti hanno nutrito dubbi sul valore di un processo canonico avviato in tempi strettissimi. Incomprensioni e polemiche di questo genere sono state acuite da una fase di riflusso e di voglia di normalità tra la gente, come denunciato dagli stessi magistrati siciliani, dopo la stagione della rivolta e dell'indignazione per le stragi del '92-'93.

LA CHIESA DI FRONTE ALLA MAFIA/7

MAFIA E VANGELO INCOMPATIBILI


Nel novembre del '93, al terzo convegno delle Chiese di Sicilia ad Acireale ("Nuova evangelizzazione e pastorale") padre Pino fu citato in numerose relazioni (27). Ma si pose anche con forza la questione della necessità di un'autocritica all'interno della Chiesa. Già nella relazione iniziale il vescovo di Agrigento, monsignor Carmelo Ferraro, aveva avviato così la riflessione: "La cultura mafiosa ha aggredito alcuni valori cristiani e li ha deformati. Famiglia=cosca; dignità=onore; amicizia=spirito del clan. E Cosa Nostra ha anche aggredito alcune parrocchie, appropriandosi talora delle feste religiose e usando i sacramenti per veicolare la sua antropologia".

LA CHIESA DI FRONTE ALLA MAFIA/6

IL DELITTO PUGLISI


La sera del 15 settembre del 1993 un gruppo di killer affrontava sotto casa don Pino Puglisi e metteva a tacere la sua voce. Salvatore Grigoli, l’assassino poi divenuto collaboratore di giustizia,  ha raccontato: “Il padre si stava accingendo ad aprire il portoncino di casa. Aveva il borsello nelle mani. Fu una questione di pochi secondi: io ebbi il tempo di notare che lo Spatuzza si avvicinò, gli mise la mano nella mano per prendergli il borsello. E gli disse piano: padre, questa è una rapina.
Lui si girò, lo guardò, sorrise – una cosa questa che non posso dimenticare, che non ci ho dormito la notte – e disse: me l’aspettavo.
Non si era accorto di me, che ero alle sue spalle. Io allora gli sparai un colpo alla nuca”.

LA CHIESA DI FRONTE ALLA MAFIA/5

PAPA GIOVANNI PAOLO II E LA SICILIA


Lo storico anatema del Papa contro la mafia è stato pronunciato due volte, nel ’93 e nel ’95. Ma nelle decine di discorsi che Giovanni Paolo II dedicò all’Isola, durante le sue cinque visite, non c’è solo la mafia. C’è anche un patrimonio di consigli e riflessioni tutto da riscoprire (18).
«Un grido mi nacque dal cuore»: Giovanni Paolo II parlava così sul podio della Fiera, a Palermo, sovrastato dall’immagine del Cristo Pantocrator. E con vivida umanità inumidiva l’indice tra le labbra per sfogliare le pagine del suo discorso. «Non posso ripetere quel che ho già detto ad Agrigento...Ma non può uomo, nessuna umana agglomerazione, mafia, togliere il diritto divino alla vita...».

LA CHIESA DI FRONTE ALLA MAFIA/4

GLI ANNI SETTANTA



Nel dicembre del ’69 killer travestiti da poliziotti firmarono la strage di viale Lazio (quattro morti), sparando all’impazzata negli uffici di un costruttore. Nel settembre del ’70 venne sequestrato e ucciso il giornalista Mauro De Mauro, il 5 maggio del ’71 fu assassinato il procuratore Pietro Scaglione. La reazione  di politici, magistrati e forze dell’ordine a una simile offensiva si risolse, nel giro di pochi anni, in un buco nell’acqua. Nel 1973 ai settantacinque imputati per l’omicidio Scaglione vennero inflitte pene minime e solo per associazione a delinquere. Nel ’74 il processo per la cosiddetta “nuova mafia” si concluse con l’assoluzione di quarantasei imputati. Lo stesso anno il primo collaboratore della giustizia, Leonardo Vitale, confessò, ma al processo venne creduto e condannato solo per le accuse che lo riguardavano. Per le altre fu ritenuto seminfermo di mente: sconterà la pena in manicomio e, una volta dimesso nell’84, sarà ucciso dai killer. Nel 1976, al “processo dei 114”, in appello vennero inflitte solo lievi condanne. Assolti Totò Riina e i Greco. Lo stesso anno concluse i lavori (iniziati nel ’63) la commissione parlamentare antimafia, tra mille polemiche, con atti posti sotto segreto e controrelazioni di minoranza.

LA CHIESA DI FRONTE ALLA MAFIA/3

LE DUE LETTERE DI ERNESTO RUFFINI



La mattina del 30 giugno 1963 una telefonata avvertiva la questura di Palermo di una Giulietta sospetta, abbandonata in un terreno di Ciaculli con una gomma a terra e gli sportelli aperti. Quando, incautamente, fu aperto il bagagliaio, un’esplosione uccise quattro carabinieri, un poliziotto e due militari del Genio dell’esercito. Per tutta l’Italia fu la presa di coscienza dell’esistenza e della pericolosità dell’organizzazione criminale segreta denominata mafia. In Vaticano da nove giorni era stato eletto Papa Paolo VI. Il 5 agosto di quell’anno Angelo Dell’Acqua, sostituto della segreteria di Stato, inviò una lettera al cardinale Ernesto Ruffini, in cui - citando un manifesto affisso a Palermo dalla comunità valdese - invitava l’arcivescovo a valutare se non fosse “il caso, anche da parte ecclesiastica, di promuovere un’azione positiva e sistematica con i mezzi che le sono propri – d’istruzione, di persuasione, di deplorazione, di riforma morale – per dissociare la mentalità della cosiddetta “mafia” da quella religiosa e per confortare questa a una più coerente osservanza dei principi cristiani, col triplice scopo di elevare il sentimento civile della popolazione siciliana, di pacificare gli animi e di prevenire nuovi attentati alla vita umana”  (3).

LA CHIESA DI FRONTE ALLA MAFIA/2

INTRODUZIONE



Nel luglio del ’79 faceva la sua comparsa il libro-intervista di Leonardo Sciascia “La Sicilia come metafora”. Dopo un quarto di secolo, tante riflessioni e provocazioni del grande scrittore di Racalmuto sono ancora attuali. Possiamo partire da una di queste per dare l’avvio alla nostra meditazione su come, nella storia siciliana, la Chiesa, la società e i poteri (legali e illegali) abbiano intrecciato il loro sviluppo, le loro vicinanze, i loro scontri. In particolar modo cercheremo di mettere a fuoco, attraverso alcuni episodi significativi, come la Chiesa si sia a lungo interrogata sul proprio ruolo a contatto con due delle piaghe dell’Isola, la povertà da un lato, la mafia dall’altro.

LA CHIESA DI FRONTE ALLA MAFIA/1

LA CHIESA DI FRONTE ALLA MAFIA
Chiesa, società e poteri in Sicilia
La comunità ecclesiale e la mafia: dalla sottovalutazione alla condanna
Questo è il testo (con aggiornamenti) di una conferenza tenuta dal giornalista Francesco Deliziosi all’istituto Don Sturzo di Roma su iniziativa della Facoltà Teologica di Sicilia e poi pubblicato nel “Notiziario”, la rivista della Facoltà (n°4).