sabato 15 novembre 2025

Confraternite: stop a mafiosi e criminali. Intesa diocesi di Palermo-prefettura

 

L'arcivescovo Corrado Lorefice

Un’intesa per blindare le confraternite e allontanare ogni possibile ombra di infiltrazione mafiosa. L’arcivescovo Corrado Lorefice e il prefetto Massimo Mariani hanno firmato ieri un nuovo protocollo d’intesa che rafforza i controlli interni alle associazioni laicali.

 Un aggiornamento del documento, siglato il 23 giugno del 2022, che arriva dopo anni segnati da una serie di casi delicati, a partire da quello di Giuseppe Bonanno, indicato dagli investigatori come esponente di primo piano della famiglia mafiosa di Misilmeri e allo stesso tempo «superiore» della confraternita di San Giuseppe. O da commissariamenti come quello delle Anime Sante di piazza Ingastone, finite nel 2014 sotto gestione straordinaria dopo un’inchiesta sulle interferenze criminali nelle processioni. Nel territorio della diocesi sono attive oltre 230 confraternite, un mondo particolarmente variegato, composto da circa 18 mila fedeli laici. Realtà radicate nei quartieri ma anche in molti paesi della provincia, spesso protagoniste delle feste patronali e delle processioni più sentite dell’anno.

È in questo contesto che nasce il documento, pensato per prevenire derive che, in passato, hanno trasformato cortei religiosi in palcoscenici per personaggi in cerca di visibilità o legittimazione. La nuova formulazione si inserisce nel solco tracciato nel 2019 da un decreto che fissò criteri rigidi per l’ammissione: «Non possono essere accolti, quali membri della confraternita, coloro che si sono resi colpevoli di reati disonorevoli o che con il loro comportamento provocano scandalo; coloro che appartengono ad associazioni di stampo mafioso o ad associazioni più o meno segrete contrarie ai valori evangelici; coloro che hanno avuto sentenza di condanna per delitti non colposi passata in giudicato».

 Una linea già chiara, ora resa pienamente operativa con un sistema di verifiche incrociate. Chiunque voglia entrare in una confraternita dovrà presentare una dichiarazione che attesti di non avere problemi con la giustizia. Sarà la prefettura a svolgere gli accertamenti e a informare l’arcidiocesi in caso di incongruenze o dichiarazioni non veritiere. «La prefettura è al fianco della Chiesa palermitana nell’impegnativa opera di affermazione della legalità contro qualunque ingerenza, condizionamento e strumentalizzazione da parte della mafia e della criminalità nella meritoria opera svolta dalle Confraternite», ha detto il prefetto Massimo Mariani.

 Per monsignor Lorefice l’obiettivo  è garantire coerenza e trasparenza all’interno di un mondo che custodisce tradizioni secolari ma che, proprio per la sua capillarità, è stato talvolta vulnerabile. «Alla luce di quanto già disposto con il decreto del 2019, dello Statuto diocesano delle confraternite e dei documenti della Conferenza episcopale siciliana, quanti nella nostra arcidiocesi sono chiamati a vivere la realtà confraternale e ad assumere in essa responsabilità siano sempre specchiati testimoni di rettitudine». 

Un richiamo che arriva dopo stagioni segnate da «inchini» davanti alle abitazioni di condannati eccellenti e interventi della Curia costretta a rimuovere dirigenti e commissariare intere congregazioni.

Fabio Geraci

Giornale di Sicilia 15 novembre 2025

Nessun commento:

Posta un commento