domenica 19 agosto 2018

PENNISI: LA MAFIA SI E' VERGOGNATA DI AVER UCCISO DON PUGLISI




"Pure la stessa mafia si è vergognata di aver ucciso don Puglisi e cercò di mascherare il delitto come una rapina. Dopo il discorso di Giovanni Paolo II ad Agrigento avevano capito di non poter più scendere a patti". L'analisi di monsignor Michele Pennisi, arcivescovo di Monreale, alla presentazione del volume "Se ognuno fa qualcosa, si può fare molto" a Terrasini, sabato 18 agosto.

domenica 5 agosto 2018

DON STABILE: PUGLISI, UN SANTINO?



La tomba di Puglisi. A sinistra il quadro oggetto dell'articolo di don Stabile

A 25 anni dall'omicidio di mafia, nell'imminenza della visita del Papa a Palermo, padre Pino Puglisi rischia di essere trasformato in un santino? Il suo esempio imbalsamato e reso sterile, "relegato agli aspetti cultuali, senza legami con la vita e la storia". Don Francesco Michele Stabile, storico della Chiesa, è stato coordinatore della prima commissione diocesana che istruì la causa di beatificazione. E nel recente passato è stato anche critico sulla "Peregrinatio" delle reliquie del beato. Adesso teme "forme di sacralizzazione" del martire e ritiene che sia necessario "salvaguardare la ferialità di Puglisi come santità buona per tutti". In questo articolo inviato al blog beatopadrepuglisi.it che state leggendo analizza lucidamente questo rischio e fa una proposta: togliere il quadro che campeggia da qualche tempo accanto alla tomba del sacerdote in Cattedrale e rimetterci l'immagine reale, la fotografia che fu scelta per la beatificazione al Foro Italico nel 2013. (francesco deliziosi)  


venerdì 13 luglio 2018

I PICCOLI DI PADRE PUGLISI

Riceviamo da Maurizio Artale, presidente del Centro Padre Nostro, la locandina della raccolta fondi per aprire un asilo nido a Brancaccio


domenica 24 giugno 2018

IL CORRIERE DELLA SERA: DON PUGLISI INSEGNA L'ANTIMAFIA DEI FATTI


“MAFIA, SERVONO FATTI NON PAROLE”. I DISCORSI DI DON PUGLISI 25 ANNI DOPO

Giovanni Bianconi

Venticinque anni fa, il 15 settembre 1993, il parroco del rione palermitano di Brancaccio, padre Pino Puglisi, veniva assassinato dai killer di Cosa nostra; cinque anni fa la Chiesa l’ha proclamato beato. Il motivo dell’omicidio e della beatificazione fu lo stesso: l’impegno antimafia del sacerdote in un contesto decisamente mafioso, pagato con la vita. Un impegno fatto di parole e opere, denunce continue e lavoro quotidiano, soprattutto al fianco e in favore dei giovani: un insegnamento e un’eredità di cui, a un quarto di secolo di distanza dal suo sacrificio, si può cogliere ancora oggi l’attualità. Soprattutto alla luce dei più recenti fatti di cronaca, che hanno incrinato l’immagine di una certa antimafia definita «di facciata», utilizzata per costruire — secondo le accuse rivolte alle persone coinvolte — sistemi di potere che poco hanno a che fare con la missione di liberare la Sicilia dal gioco delle cosche. Ecco allora che un intervento pronunciato da padre Pino il 18 febbraio 1993 e pubblicato nella raccolta dei suoi scritti e discorsi (Se ognuno fa qualcosa si può fare molto, Bur-Rizzoli, pagg. 560, euro 18), suona ancora oggi particolarmente efficace, se non profetico.

«Mi sembra giusto che si parli di mafia, è un’opera che si deve portare avanti nelle scuole in modo più capillare possibile», diceva. Ma subito dopo ammoniva: «Non ci si fermi, però, ai cortei, alle denunce, alle proteste. Tutte queste iniziative hanno valore, attenzione, non vorrei essere frainteso; hanno valore, ma se ci si ferma a questo livello sono soltanto parole. E le parole devono essere convalidate dai fatti». In quei mesi l’Italia era scossa dai sommovimenti legati al ciclone di Mani pulite e alle indagini sulla politica corrotta e collusa con il malaffare, e padre Pino Puglisi — che mettendo insieme le iniziali del titolo religioso e poi del nome e cognome si era lui stesso soprannominato 3P — commentò: «Noi abbiamo quasi cinquant’anni di parole pronunciate da questi qui, che finalmente adesso vengono sbugiardati. Parole, parole, belle parole…». Le inchieste giudiziarie si estendevano a macchia d’olio. «Adesso ci stanno pensando i magistrati, sono arrivati anche in Sicilia finalmente — ammoniva 3P —, però siamo in un momento pericoloso, un periodo direi quasi prerivoluzionario. Io non me ne intendo, ma come mai non ci pensano quelli che sono all’interno delle strutture politiche? Non riescono a svegliarsi e dire: o cambiamo o crolliamo?».

Aveva visto lungo, il prete ucciso dalla mafia. Dall’antimafia usata come schermo dietro il quale nascondere interessi d’altro tipo e poco commendevoli, alla politica che delega tutto alla magistratura, scrollandosi di dosso ogni responsabilità, senza sapere (o volere) guardare al proprio interno a prescindere dagli accertamenti giudiziari. Metteva in guardia i suoi fedeli, 25 anni fa, il sacerdote di borgata che i killer hanno tolto di mezzo perché la mafia aveva paura delle sue parole, che non erano solo parole; ma il testamento che ha lasciato è un monito a restare all’erta anche oggi. Contro la mafia, e non solo.

in “Corriere della Sera” del 22 maggio 2018

"SE OGNUNO FA QUALCOSA": UNA RECENSIONE DEL LIBRO SULL'AGENZIA REDATTORE SOCIALE


Tomba di padre puglisi
PALERMO - Un percorso virtuoso attraverso i testi di padre Puglisi per conoscere da vicino il pensiero e le opere del prete 'operaio degli ultimi' oggi beato. Nel libro, curato da Francesco Deliziosi ed edito da Rizzoli "Don Pino Puglisi – Se ognuno fa qualcosa si può fare molto", con la prefazione dell'arcivescovo Corrado Lorefice, per la prima volta vengono raccolti in un unico volume, gli scritti più significativi del sacerdote.

mercoledì 13 giugno 2018

XXV DEL MARTIRIO: TUTTI GLI EVENTI PER DON PINO



Spettacoli teatrali, inaugurazioni di nuovi spazi, giornate dedicate ai bambini, documentari, una pedalata simbolica e concorsi per le scuole. Sono solo alcune delle numerose iniziative che verranno organizzate per ricordare il XXV Anniversario dell'omicidio di Padre Pino Puglisi, il sacerdote ucciso dalla mafia a Palermo il 15 settembre 1993 davanti alla sua abitazione, in piazzale Anita Garibaldi, a Brancaccio, quartiere dove abitava e di cui era parroco.

venerdì 25 maggio 2018

5 ANNI FA LA BEATIFICAZIONE: IN UN LIBRO GLI SCRITTI DI DON PINO PUGLISI


Il 25 maggio 2018, ricorre il quinto anniversario della beatificazione come martire di Don Pino Puglisi. In programma una serie di iniziative anche in vista del 15 settembre 2018 in cui verrà poi ricordato, con varie trasmissioni tv e manifestazioni, il 25° anniversario del delitto voluto dalla mafia nel 1993 per spegnere la voce del sacerdote impegnato a Brancaccio nel recupero dei giovani e nelle battaglie per i diritti civili. Don Puglisi è oggi il primo beato della Chiesa cattolica tra le vittime della mafia.

giovedì 10 maggio 2018

I VESCOVI SICILIANI AI MAFIOSI: CONVERTITEVI!


Questo il testo della lettera presentata dai vescovi siciliani nella Valle dei Templi il 9 maggio 2018, a 25 anni dall'intervento di Papa Wojtyla. Una dura condanna della mafia delle "pistole e dei colletti bianchi" ma anche un allarme sul rischio infiltrazioni nelle processioni e nelle feste religiose nell'Isola. Spicca la ricerca di un linguaggio proprio della Chiesa per invitare alla conversione i mafiosi come fece San Giovanni Paolo II: convertitevi, è il momento di cambiare vita! Importante anche il riferimento al beato Pino Puglisi e al suo invito al dialogo con la parte oscura di Brancaccio fino all'estremo sacrificio.

mercoledì 2 maggio 2018

ORLANDO DAL PAPA: DON PUGLISI SIA COMPATRONO DI PALERMO


Il sindaco di Palermo Leoluca Orlando, con una delegazione di amministratori cittadini della provincia di Palermo che fanno parte  della vasta area della "città metropolitana" ha partecipato il 2 maggio all’udienza papale, in Vaticano. Orlando ha donato al Papa la medaglia ricordo della città con la frase di Pino Puglisi: "Se ognuno fa qualcosa, allora si può fare molto", manifestando ancora una volta l’auspicio che proprio Padre Puglisi possa essere Compatrono di Palermo accanto ai Santi Patroni che già esistono sia per il capoluogo (Santa Rosalia, San Benedetto il Moro) che per le singole città dell’area metropolitana.

venerdì 30 marzo 2018

LOREFICE: MAFIA, MEA CULPA DELLA CHIESA SUI SILENZI


A Palermo (cinema Rouge et Noir, 9 marzo 2018) si è tenuto un incontro organizzato dal Centro Pio La Torre. Pubblichiamo integralmente l'intervento dell'arcivescovo di Palermo, mons. Corrado Lorefice, in cui c'è una toccante autocritica sui silenzi del passato della Chiesa e si rilancia l'esempio di don Pino Puglisi e di Rosario Livatino.


Un caro simpatico saluto a tutti a voi qui presenti e a quanti ci seguono in diretta streaming. Il tema che mi è stato affidato è «Il ruolo della Chiesa di Papa Francesco nel contrasto alle mafie, alla corruzione, alla povertà e alle diseguaglianze sociali». Sono contento di stare qui con voi, di ascoltare le vostre eventuali domande, su problematiche che voi ragazzi e ragazze sentite forse più di tutti e di tutte.

IL PAPA: UN MAFIOSO NON PUO' DIRSI CRISTIANO

Un mafioso non può dirsi cristiano: lo ha detto il Papa nell'udienza generale di mercoledì 28 marzo 2018. "Pensiamo, per non andare lontano da casa, ai cosiddetti cristiani mafiosi: questi di cristiano non hanno nulla. Si dicono cristiani ma portano la morte nell'anima e agli altri. Preghiamo per loro", è stato l'invito del Papa. Il nuovo intervento di condanna della criminalità organizzata arriva a confermare altre dure prese di posizione tra cui la scomunica ricordata a Sibari in Calabria nel giugno 2014.

giovedì 22 marzo 2018

ANCHE DALLE POSTE ITALIANE UN FRANCOBOLLO PER DON PINO

 Un piccolo spazio, quello di un francobollo, per due grandi uomini, Don Pino Puglisi e Peppino Impastato, morti entrambi per essersi ribellati alle regole mafiose.
Sono stati presentati alle Poste centrali di via Roma a Palermo i nuovi francobolli da 95 centesimi, che portano al loro interno le immagini dei due uomini ma anche delle loro frasi simbolo, che hanno contribuito a renderli eroi: "Non ho paura delle parole dei violenti ma del silenzio degli onesti", diceva spesso durante le sue omelie Don Pino (riprendendo una frase di Martin Luther King). Da oggi il suo pensiero resterà per sempre nella memoria della filatelia italiana. Sarà la stessa cosa per Peppino di Cinisi, che tramite Radio Aut era solito dire: "Informazione è resistere, resistere è preparare le basi del cambiamento".
Presenti all'evento i fratelli del beato Giuseppe Puglisi, don Leoluca Pasqua, vicario episcopale, delegato dell'arcivescovo di Palermo don Corrado Lorefice, Maurizio Artale, presidente del centro di Accoglienza Padre Nostro e Fabio Gregori, responsabile della filatelia di Poste Italiane. Il francobollo delle Poste per don Pino si va ad aggiungere a quello del Vaticano, presentato alcune settimane fa (maggiori informazioni a questo link ) 
PALERMO 21 marzo 2018.

venerdì 9 marzo 2018

LOREFICE: MAFIA, LA CHIESA CHIEDE PERDONO PER LE SUE OMISSIONI

Mons. Corrado Lorefice


«La mafia è antievangelica e senza dubbio il mafioso non è e non può essere un uomo di fede. La mafia ha in odio la fede cristiana,
può avere un'espressione religiosa da strumentalizzare ma è ben
 lungi dalla fede. Ti puoi convertire e avere il perdono, ma lo devi
dire e devi prenderne le distanze». Lo ha detto l'arcivescovo di Palermo Corrado Lorefice intervenendo alla conferenza antimafia promossa dal centro studi Pio La Torre.

martedì 6 febbraio 2018

BERTOLONE: PUGLISI AVREBBE SORRISO PER IL FRANCOBOLLO CHE IL VATICANO GLI DEDICA

Da monsignor Vincenzo Bertolone, arcivescovo di Catanzaro e Postulatore della causa per la Beatificazione di don Giuseppe Puglisi riceviamo e con gioia pubblichiamo questo articolo sull'emissione di un francobollo del Vaticano per il sacerdote-martire di cui quest'anno ricorre il 25° dell'omicidio. A questo link  maggiori dettagli sul francobollo.



di Mons. Vincenzo Bertolone

Nella giornata di oggi l’Ufficio filatelico dello Stato della città del Vaticano metterà in circolazione un francobollo commemorativo dedicato a don Pino Puglisi, per ricordare il venticinquesimo anniversario della sua uccisione per mano della mafia. Credo che di fronte ad una notizia del genere, mite, timido e riservato com’era, padre Puglisi si sarebbe lasciato andare ad un sorriso, il sorriso al quale non rinunciava mai e che dono’, come segno di coraggio e perdono, anche ai suoi carnefici, quella sera del 15 Settembre del 1993. Si disse allora, e si è ripetuto per tanto tempo, che chi lo uccise, e chi diede l’ordine di ammazzarlo, pensò di aver finalmente chiuso per sempre la bocca ad un uomo scomodo, ad un prete che dava fastidio perché aveva scelto di essere e fare il prete. In realtà non fu così, e lo dimostra anche questo francobollo, con l’omaggio che attraverso esso si rende alla figura del beato Puglisi. Sullo sfondo una chiesa, segno della fede e dell’obbedienza a Cristo e al Vangelo che lo ispirò fino alla fine. In primo piano la sua gente, la gente e soprattutto i bambini di Brancaccio, per i quali si spese perché, proprio attraverso l’insegnamento evangelico, trovassero la forza di difendere diritti e di camminare nella luce di Dio.

Poteva Cosa Nostra, ossequiosa del dio denaro e del potere, tollerare tutto ciò, perdendo di prestigio ed autorità? Non poteva. E lo uccise. Ma commise il suo errore più grande: Puglisi, come questo omaggio alla sua memoria dimostra, vive ancora. Ed ancora è punto di riferimento. Tocca a noi accoglierlo e seguirne l’esempio, ricordando le sue parole: “Venti, sessanta, cento anni... la vita”, diceva, ma “a che serve se sbagliamo direzione? Ciò che importa - spiegava - è incontrare Cristo, vivere come lui, annunciare il suo Amore che salva. Portare speranza e non dimenticare che tutti, ciascuno al proprio posto, anche pagando di persona, siamo i costruttori di un mondo nuovo”. Quel mondo, aggiungo io, che siamo chiamati a fare nostro e ad incarnare, con un sentimento contagioso che è capace di varcare confini e frontiere, proprio come fosse un francobollo.


Catanzaro, 5 febbraio 2018