venerdì 9 marzo 2018

LOREFICE: MAFIA, LA CHIESA CHIEDE PERDONO PER LE SUE OMISSIONI

Mons. Corrado Lorefice


«La mafia è antievangelica e senza dubbio il mafioso non è e non può essere un uomo di fede. La mafia ha in odio la fede cristiana,
può avere un'espressione religiosa da strumentalizzare ma è ben
 lungi dalla fede. Ti puoi convertire e avere il perdono, ma lo devi
dire e devi prenderne le distanze». Lo ha detto l'arcivescovo di Palermo Corrado Lorefice intervenendo alla conferenza antimafia promossa dal centro studi Pio La Torre.

  «I due che hanno ucciso don Puglisi non sono solo pentiti, ma
si sono anche convertiti, grazie anche al sorriso di don Puglisi
- ha aggiunto - La chiesa ha riconosciuto il martirio di don
Puglisi e con sua beatificazione espressa nelle parole 'in odium
fideì di fatto c'è un pronunzia: la mafia è  antievangelica.
Gli uomini veramente liberi non attendono che si muovano prima
gli altri per agire». Lorefice ha poi ricordato più volte il
giudice Livatino  «giovane magistrato ucciso dalla mafia di cui
si parla poco, e per il quale è in corso un iter beatificazione
come per don Puglisi». «Da Livatino ho imparato che una chiesa
libera e liberatrice è possibile, la vera Chiesa non cerca
appoggi  nè privilegi dalle classi dirigenti», ha aggiunto.
All'incontro, moderato dal caporedattore di Ansa Sicilia Franco
Nuccio, è intervenuto anche il professore Rosario Mangiameli,
storico dell'Università di Catania.
Lorefice ha aggiunto: «Palermo è una città da riscattare da tutto quello che la schiavizza. Non sempre però in passato la chiesa è uscita dalle proprie sacrestie per esercitare un ministero libero dal sistema di corruzione e peccato mafioso. Credo che dovremmo chiedere perdono per non aver fatto come Chiesa quello che dovevamo fare, ad esempio quando abbiamo annunciato il significato evangelico in forma astratta e siamo e siamo stati omissivi». 
«Palermo capitale della cultura non si fa con le chiacchiere,
parlare di mafia e corruzione con voi, questa è Palermo capitale
della cultura - ha concluso Lorefice - La corruzione denunciata
continuamente da Papa Francesco non è episodica. Anche le leggi
a volte sono redatte per alimentare un sistema di interesse,
sfruttando i bisogni della gente a fini privati, di fronte a queste realtà dobbiamo scendere da recinti protetti e impegnarci tutti»
(Palermo, 9 marzo 2018)

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