domenica 15 marzo 2015

VERSO IL GIUBILEO: PADRE PUGLISI E LA MISERICORDIA

Una scherzosa immagine del Papa alle prese con una batteria

Papa Francesco ha proclamato il Giubileo della misericordia: inizierà il prossimo 8 dicembre e si concluderà il 20 novembre del 2016. A sorpresa ha trasformato i cinquanta anni dalla chiusura del Concilio Vaticano II da commemorazione a spinta in avanti: un Anno Santo straordinario, per realizzare «una nuova tappa» nella «missione» della Chiesa di portare a tutti «il Vangelo della misericordia». Espressione che rilancia anche la necessità di una profonda conversione della Chiesa stessa. Ed evoca poveri, ultimi, periferie, parole chiave del pontificato ma anche tema conciliare fin qui piuttosto emarginato. Ieri il quotidiano Avvenire ha dedicato un inserto speciale all'evento, collegando l'annuncio del Papa con una serie di storie ed esempi sul tema della misericordia e del perdono. Per Palermo è stato scelto padre Pino Puglisi: qui sotto l'articolo che lo riguarda. Su questo nostro blog (che viene citato da Avvenire) trovate un altro articolo sulle affinità tra la pastorale del sacerdote e le indicazioni tante volte ripetute da Bergoglio nei due anni di pontificato, a partire dalla "Chiesa povera e per i poveri" (per leggerlo cliccate qui )


Padre Puglisi in una delle ultime foto: è stata scattata durante un matrimonio proprio il 15 settembre 1993

di Alessandra Turrisi


"Me l’aspettavo", dice guardando negli occhi il killer che non dimenticherà più quello sguardo e quel sorriso. L’unica arma che padre Pino Puglisi aveva era l’amore di Dio. Per questo non fuggì davanti al pericolo della morte; per questo seppe donarsi alla sua gente; per questo sorrise al suo assassino. Le ultime parole pronunciate il 15 settembre 1993, sul marciapiede di piazzale Anita Garibaldi a Palermo, pochi secondi prima del suo martirio per mano mafiosa, sono la sintesi più efficace del modo in cui aveva improntato la sua vita di sacerdote. Un’esistenza spesa per predicare la conversione e il perdono. C’è una riflessione di don Puglisi, custodita in alcune registrazioni di un campo-scuola nel luglio 1988 e pubblicata sul sito www.beatopadrepuglisi.it, in cui il sacerdote martire spiega l’etimologia delle parole perdono e misericordia. «3P» ricorda l’esperienza del suo ministero a Godrano, negli anni Settanta, dove le famiglie erano lacerate da una faida che aveva provocato diversi omicidi. Il nuovo parroco tenta di scardinare i muri di ostilità con l’esperienza dei cenacoli. La riflessione di don Pino inizia dall’etimologia della parola “per-dono”. La particella “per” esprime un potenziamento del dono (in greco uper, in latino super). E «3P» per farsi capire aveva pronto un esempio: «Avete presente il super-mercato?», chiedeva ai parrocchiani. Quindi perdonare è un donare al massimo, senza limiti. È l’uomo che ha ricevuto da Dio il dono massimo, la «M vita, e da Dio continua a ricevere perdono, misericordia. Ecco una riflessione di «3P»: «Ciascuno di noi nei confronti di Dio ha quindi un debito insolvibile, nel senso che tutto quello che abbiamo viene da Lui. Ecco, da questa consapevolezza procede la misericordia del cristiano, che deve essere rivolta a tutti. Specialmente verso chi non sembra meritarla». 
Ma il perdono cristiano non elimina il male commesso, non lo giustifica. Esso comporta, anzi, l’aperta denuncia del male e sollecita l’esplicita assunzione di responsabilità da parte di colui che lo ha commesso (la conversione). Per questo non vi è contrasto tra il perdono e la giustizia terrena. Il vero perdono non annulla il male, ma lo riscatta con un dono gratuito. A Godrano don Puglisi invita alla riconciliazione. È significativo un aneddoto: in quel paesino una signora non riusciva a perdonare la famiglia di coloro che le avevano ucciso il figlio. E aveva confidato il suo tormento al giovane sacerdote. Padre Puglisi le aveva detto di pregare, pazientare e che un’occasione si sarebbe presentata. Un giorno la madre dell’assassino scivolò e si ferì proprio davanti alla porta di casa della signora. Lei la soccorse, la curò, la fece entrare e si riconciliò con se stessa e con quella famiglia. 
Padre Puglisi riflette: «La donna che aveva perdonato si sollevò così dal tormento del rancore. La donna perdonata invece era stata restituita alla sua dignità dal gesto d’amore. Amore significa innanzitutto saper perdonare e comprendere gli errori degli altri». 
Avvenire (15 marzo 2015)

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