mercoledì 5 novembre 2014

TRE PAPI HANNO PARLATO DI PADRE PUGLISI/BERGOGLIO: DON PINO UN MODELLO, LA CHIESA PRENDA ESEMPIO/DOCUMENTI-3



“Un sacerdote esemplare…hanno cercato di sconfiggerlo, uccidendolo. Ma è lui che ha vinto!”. Il terzo omaggio di un Papa a Padre Puglisi è quello di Bergoglio. Dopo aver esaminato gli interventi di Giovanni Paolo II e di Benedetto XVI in due post precedenti,

ecco le parole di Francesco, tutti i suoi interventi contro le mafie e il suo commosso elogio del parroco-martire di Brancaccio, tributato in più occasioni. L’anatema contro i mafiosi “scomunicati” pronunciato in Calabria è stato senz’altro frutto dell’approfondimento che Bergoglio ha condotto tra 2013 e 2014 anche attraverso la figura di padre Puglisi. Fino ad arrivare alla convinzione espressa numerose volte dal Papa:  la Chiesa ha il dovere di condannare la mafia, prendendo esempio da coloro che hanno sacrificato la propria vita per opporsi alla violenza dei boss.

Il primo impatto col racconto del martirio di padre Puglisi per Bergoglio risale al 20 maggio 2013, poco più di due mesi dopo l’elezione. Ricevendo i vescovi siciliani nella visita ”ad limina” lo ha indicato come un «esempio da seguire nell'affermare i valori umani e cristiani contro chi li calpesta con la criminalità». Il Papa ha detto ai presuli anche che «la testimonianza di don Puglisi e le parole di Giovanni Paolo II segnano un punto di non ritorno nell'impegno della Chiesa contro la mafia». La «mentalità malavitosa» impone alla Chiesa, ha spiegato, di «dare una testimonianza più chiara ed evangelica». Un impegno che deve continuare per tutti i vescovi e i sacerdoti siciliani. Durante quell’udienza i vescovi hanno poi posto a Francesco un problema ricorrente in particolare nell'Agrigentino e nel Trapanese: quello dei funerali dei boss. Funerali che non possono essere celebrati in Chiesa. Una vicenda che hanno affrontato in passato alcuni vescovi, chiudendo ai capimafia le porte delle cattedrali. La loro posizione ieri è stata condivisa anche dal Pontefice, perché «i mafiosi non accettando il messaggio evangelico si pongono direttamente fuori dalla Chiesa»
L’intervento più famoso di Francesco su padre Puglisi è quello dopo l'Angelus di domenica 26 maggio 2013, il giorno successivo alla beatificazione al Foro Italico di Palermo. Ecco le sue parole:
“Cari fratelli e sorelle,
ieri, a Palermo, è stato proclamato Beato, Don Giuseppe Puglisi, Sacerdote e Martire, ucciso dalla mafia, nel 1993! Don Puglisi è stato un Sacerdote esemplare, dedito specialmente alla Pastorale Giovanile. Educando i ragazzi secondo il Vangelo, li sottraeva alla malavita, e così questa ha cercato di sconfiggerlo, uccidendolo... In realtà, però, è lui che ha vinto, con Cristo Risorto! Io penso a tanti dolori di uomini e donne, anche di bambini, che sono sfruttati da tante mafie, che li sfruttano facendo fare loro un lavoro che li rende schiavi, con la prostituzione, con tante pressioni sociali... Dietro a questi sfruttamenti, dietro a queste schiavitù, ci sono mafie! Preghiamo il Signore, perché converta il cuore di queste persone! Non possono fare questo! Non possono fare di noi, fratelli, schiavi! Dobbiamo pregare il Signore! Preghiamo perché questi mafiosi, e queste mafiose, si convertano a Dio, e lodiamo Dio per la luminosa testimonianza di Don Giuseppe Puglisi, e facciamo tesoro del suo esempio!”.
 In quell’occasione – ero ospite della trasmissione domenicale di Raiuno “A sua immagine” – ho fatto notare come l’intervento di Bergoglio, integrato  a braccio, si inserisse nella grande tradizione di Giovanni Paolo II e quali affinità legassero la visione di Chiesa “povera e per i poveri” di Francesco e quella di padre Puglisi (sulle affinità tra i due a questo link
 trovate un articolo di approfondimento).


Un’altra occasione per Bergoglio di parlare di padre Puglisi è arrivata il 29 maggio del 2013. Al termine dell’udienza generale Papa Francesco ha incontrato il cardinale Paolo Romeo, arcivescovo di Palermo, e il vescovo ausiliare monsignor Carmelo Cuttitta. Spontaneamente con un gesto di devozione ha preso tra le mani il reliquiario d’argento con un frammento d’ossa del Beato e lo ha baciato. Bergoglio ha raccontato di aver visto in tv le immagini della cerimonia per la beatificazione del sacerdote. Nell’occasione si è complimentato per la bellezza e l’intensità del rito, ha avuto poi parole di incoraggiamento e di speranza. «Il Santo Padre ci ha anche detto che don Puglisi è un beato dei nostri tempi, una figura importantissima non solo per la terra di Sicilia, ma per la Chiesa universale - racconta monsignor Cuttitta -. Un valido punto di riferimento”.


E passiamo alla Giornata per le vittime della mafia del 21 marzo 2014. Come tutti ricorderanno, Papa Francesco è arrivato nella parrocchia romana di San Gregorio VII mano nella mano con l’organizzatore, don Luigi Ciotti, fondatore di Libera, che – in un incontro precedente – lo aveva invitato alla manifestazione.
(Per chi vuole leggere cosa scrive don Ciotti di padre Puglisi ecco il link giusto

In chiesa, circa 900 familiari in rappresentanza delle oltre 15 mila persone che hanno perso un loro caro per mano della violenza mafiosa e tra loro anche familiari di padre Puglisi.
Papa Bergoglio con i fratelli di padre Puglisi, Gaetano e Francesco

Ecco alcune frasi pronunciate da Bergoglio: «Non posso finire senza dire una parola ai grandi assenti di oggi, ma protagonisti: uomini e donne di mafia, per favore cambiate vita! Convertitevi, fermate di fare il male! Noi preghiamo per voi: convertitevi, ve lo chiedo in ginocchio, è per il vostro bene», ha ripetuto il Pontefice. «Questa vita che vivete - ha continuato con voce profonda Francesco - non vi darà felicità, gioia. Potere e denaro che avete adesso da tanti affari sporchi, dai crimini mafiosi sono denaro insanguinato, potere insanguinati, non potrai portarlo all’altra vita». Qualche secondo di pausa, poi Papa Bergoglio conclude il suo discorso: «Convertitevi. C’è tempo per non finire nell’inferno, che è quello che vi aspetta se non cambiate strada. Avete avuto un papà e una mamma, pensate a loro e convertitevi».

Mi permetto di aggiungere che ad aprile 2014 ho ricevuto una lettera di ringraziamento (foto sopra) da parte del Santo Padre per l’invio della mia biografia su Padre Puglisi (prefazione di don Ciotti). Vi si legge che il Papa “auspica che il carisma di educatore dei giovani del nuovo Beato e la forza della sua fede portino frutti abbondanti di conversione e di  pace”.

La folla a Sibari in Calabria per la messa del Papa


Con tutte queste premesse, è più semplice comprendere la forza dell’anatema pronunciato dal Papa il 21 giugno 2014 durante la visita alla diocesi di Cassano allo Ionio in Calabria:  la 'ndrangheta è "adorazione del male e disprezzo del bene comune", è un "male" che "va combattuto, va allontanato", anche dalla Chiesa che "deve sempre di più spendersi perché il bene possa prevalere". Le parole chiare che chiedeva la gente ferita dalla criminalità in Calabria, papa Francesco le pronuncia nel corso della messa celebrata a Sibari, ultima tappa del suo viaggio. E Bergoglio pronuncia a braccio (come fece Wojtyla ad Agrigento) anche la sentenza che tanti invocavano: gli uomini della 'ndrangheta, dice, "non sono in comunione con Dio, sono scomunicati".  Un'espressione che non era prevista nemmeno nell'integrazione del testo ufficiale, che era stata distribuita ai giornalisti poco prima che il Pontefice iniziasse a parlare e che già conteneva i passaggi più duri nei confronti dei mafiosi. Termini che, probabilmente, Francesco ha maturato nel corso della sua giornata calabrese. La diocesi guidata dal segretario generale della Cei, monsignor Nunzio Galantino, infatti, era stata in pochi mesi lo scenario di due efferati delitti. Quello del piccolo Cocò Campolongo, il bimbo di 3 anni ucciso e bruciato, nel gennaio scorso, insieme al nonno dalle cosche della ‘ndrangheta. E quello di padre Lazzaro Longobardi, ucciso dopo aver scoperto dei furti di denaro nella canonica. Il Papa, nel carcere di Castrovillari, ha incontrato sia i famigliari del piccolo Cocò, sia il giovane rumeno accusato dell’omicidio del sacerdote. 
Il Papa durante la messa a Sibari durante la quale ha ribadito che i mafiosi sono scomunicati

“Quando non si adora il Signore – ha affermato Bergoglio nell’omelia pronunciata nella piana di Sibari – si diventa adoratori del male, come lo sono coloro i quali vivono di malaffare e di violenza e la vostra terra, tanto bella, conosce i segni e le conseguenze di questo peccato. La ‘ndrangheta è questo: adorazione del male e disprezzo del bene comune. Questo male – ha scandito con forza il Papa – va combattuto, va allontanato. Bisogna dirgli di no. La Chiesa, che so tanto impegnata nell’educare le coscienze, deve sempre di più spendersi perché il bene possa prevalere. Ce lo chiedono i nostri ragazzi. Ce lo domandano i nostri giovani, bisognosi di speranza. Per poter rispondere a queste esigenze, la fede ci può aiutare”. Al termine della sua omelia il Papa ha invitato i fedeli presenti a “rinunciare agli idoli del denaro, della vanità, dell’orgoglio e del potere” e “al male in tutte le sue forme”. E ai giovani “che vogliono mettersi in gioco e creare possibilità lavorative per sé e per gli altri”, il Papa ha rivolto il monito finale: “Non lasciatevi rubare la speranza! Opponetevi al male, alle ingiustizie, alla violenza con la forza del bene, del vero e del bello”. Da lassù padre Puglisi osserva e sorride. Questa maturazione della coscienza ecclesiale sui temi della mafia è anche frutto del dono del suo sangue.



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1 commento:

  1. Uccidendolo ne hanno fatto un eroe, anche se da vivo con determinazione e coraggio ha affrontato la malavita e ha cercato di estirpare il male soprattutto nei giovani. Nato eroe e morto da martire.
    Maria Demichele

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